Presentazione  per tutti gli educatori

Sono un pediatra, specialista in Endocrinologia.

Di solito i pediatri che si occupavano di obesità lo facevano per poco tempo senza una specifica formazione per poi passare il compito “gravoso e senza soddisfazione” a colleghi più giovani. Ormai in ospedale il troppo lavoro sta cancellando anche la domanda su come curare questa malattia.

Nei primi 10 anni della mia attività a Bologna poi a Ferrara sono partita dall’approccio tradizionale che mi era stato insegnato: centinaia di diete insieme ad uno stile di vita più attivo, ma delusa dalla scarsa efficacia e consapevole del rischio di dare un messaggio di fallimento, mi sono fermata. I fallimenti riducono l’autoefficacia, cioè la fiducia delle persone di farcela. Mi sono messa nei panni dei bambini e dei genitori, che mi consultavano… Se qualcuno dava una dieta ai miei figli, non avrei potuto più lavorare!

Così pian piano ho riprogettato un piano di cura possibile, adeguato alle conoscenze scientifiche del momento.

Obiettivo:

  1. Rispettare le famiglie: accogliere la loro difficoltà, non farle sentire colpevoli di una malattia, di cui è soprattutto responsabile l’ambiente, anche perché la colpa non le aiuta ma le paralizza.
  2. Rispettare il bambino, già colpevolizzato dai tentativi di cura dei genitori e dei curanti: “guarda che pancia che hai… glielo dica lei che deve mangiare meno, ché non mi ascolta…”
  3. Rispettare me stessa: non avevo più il tempo per rivedere i bambini, curando la loro sensazione di non essere sani, normali e belli come gli altri.

Dalla letteratura ho preso il progetto di uno psicologo di Pittsburgh Leonard Epstein. Su di esso ho ritagliato il mio, molto più modesto: 3 visite nel primo anno (1-2 in più per adolescenti e casi già complicati).

Dopo 3 anni una giovane collega ha raccolto i dati: non raggiungevamo il “peso ideale” (guarire, cioè cancellare, la malattia, soprattutto questa che non accettiamo davvero come “malattia” e continuiamo a ritenere frutto di un “errato/cattivo comportamento”), ma i risultati erano buoni. Nel 2007 il lavoro è stato pubblicato su Medico e Bambino e sul BMC Pediatrico.

Ormai a 2 anni dalla pensione, ho provato a diffondere il progetto ai colleghi con un “Corso di Formazione sul Campo”: fare ambulatorio insieme per 4-6 giorni.

Nel frattempo sono stati pubblicati molti lavori sui danni del mettersi e/o mettere a dieta: aumento del peso, peggioramento delle abitudini alimentari e motorie, aumento dei comportamenti alimentari insani, dei Disturbi del Comportamento Alimentare e dei tentativi di suicidio, in particolare negli adolescenti (Eating Among Teens Project di Diane Neumark-Szainer).

Così questo mio percorso, con o senza risultati eccezionali sul peso, credo sia l’unico praticabile, se non sussistono complicanze gravi, che autorizzino a mettere a dieta. Ho formato una quindicina di professionisti poi un gruppo di pediatri di famiglia di Napoli con risultati ottimi (Limauro R et al Medico e Bambino 2013). Dal 2011, ho adottato questo corso per fare formazione creativa con centinaia di professionisti: pediatri di famiglia e ospedalieri, dietisti, nutrizionisti e psicologi.

L’obesità è una malattia troppo insidiosa per combatterla da soli: la Rete fondata sulla collaborazione delle famiglie, della scuola e in ambito sanitario su 3 livelli, con più professionisti che condividano formazione e rispetto delle famiglie, accettazione dei piccoli risultati è indispensabile (Tanas R et al Area Pediatrica 2014)

Spero che questo programma possa interessare e aiutare anche te.

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