Presentazione Professionisti Sanitari

Sono Rita Tanas, specialista in Pediatria ed Endocrinologia e Malattie del Ricambio, mi occupo di obesità pediatrica da ormai 43 anni, cioè dall’inizio del mio percorso formativo.

Di solito i pediatri che si occupano di terapia dell’obesità lo fanno per un tempo limitato e senza una specifica formazione. Dopo, delusi e insoddisfatti, passano, questo settore così poco gratificante, a colleghi più giovani senza mai arrivare a maturare una vera “esperienza  sul campo” nel trattamento, che potrebbe migliorare i risultati. Oggi che di giovani non se ne assumono più, le cose vanno anche peggio, troppo lavoro ha fatto sparire il bisogno di cura di questa malattia.

Io non l’ho potuta passare a nessuno, perché le assunzioni sono state bloccate, e così…

Nei primi 10 anni della mia attività 1975-1994, prima nella Clinica Pediatrica di Bologna poi nell’ambulatorio di Endocrinologia e Adolescentologia della Pediatria di Ferrara ho seguito l’approccio tradizionale, che mi era stato insegnato, consigliando alle famiglie dei bambini con eccesso ponderale centinaia di diete insieme ad uno stile di vita più attivo. Poi delusa dalla scarsa efficacia del mio operato e consapevole del rischio di fare un danno proprio a coloro che mi avevano chiesto una mano, mi sono fermata: “ se la terapia dietetica è senza efficacia può solo fare danno, se non altro riducendo l’autoefficacia, cioè la fiducia delle persone di poter fare qualcosa di efficace per il loro eccesso ponderale”. Che dire poi dello spreco di tempo ed impegno dei sanitari e degli assistiti! Mi sono messa nei panni dei bambini e dei genitori, che mi consultavano, e mi sono domandata perché continuassero a venire…

Nel 1995 mi è stato chiesto di occuparmi della cura dei Disturbi del comportamento alimentare. Ho quindi approfondito le mie conoscenze di terapia cognitivo-comportamentale e colloquio di motivazione per affrontarli e, sollecitata dalle famiglie che chiedevano comunque un intervento, ho riprogettato un piano di cura per l’obesità: possibile e adeguato alle conoscenze scientifiche del momento. L’obesità, intanto (OMS 1999), era ormai divenuta un’epidemia.

Scopi del mio nuovo programma erano

  1. Rispettare le famiglie: accogliere la loro difficoltà, senza caricarle di lavori inutili, non farle sentire colpevoli di una malattia, di cui è soprattutto responsabile l’ambiente, anche perché la colpa paralizza, dare loro l’unica proposta possibile, e in cui credo e che ho utilizzato nella mia famiglia: ri-assaporare il piacere di uno stile di vita sano.
  2. Rispettare il bambino, già colpevolizzato dai tentativi di cura dei genitori e dei curanti: “guarda che pancia che hai… quando lui sarà motivato ne parliamo… glielo dica lei che deve mangiare meno, non mi ascolta…”
  3. Rispettare me stessa: non riuscivo più a rivedere mensilmente i tanti bambini, che forse non avrebbero visto cambiare il loro peso, nonostante tutte queste visite, e avrebbero conservato solo la sensazione di non essere sani, normali e belli.

Dalla letteratura ho preso il progetto migliore allora pubblicato, quello di uno psicologo di Pittsburgh Leonard Epstein, purtroppo solo una ventina di bambini molto selezionati seguiti per 6 mesi con i tempi e gli impegni di una patologia neoplastica: 36 contatti professionali! Su di esso ho ritagliato il mio, molto più modesto, che ho avviato nel 2000: 3 visite di solito nel primo anno e 4-6 per i più impegnativi: adolescenti o già complicati.

Dopo 3 anni di questo nuovo metodo di lavoro abbiamo raccolto i dati: non raggiungevamo il vecchio obsoleto, ma sempre affascinante “peso ideale” (noi vorremmo sempre guarire, cioè cancellare, le malattie del bambino, figurarsi questa che non accettiamo come “malattia” ma continuiamo a dispetto di ogni evidenza a ritenere frutto di un “errato/cattivo comportamento”), ma i risultati erano buoni, sia calcolati con l’eccesso di peso in % rispetto al peso ideale sec Tanner, sia con il BMI% ed il BMI zscore. I colleghi mi hanno sollecitato a pubblicarli, così è iniziato un processo di comprensione del percorso svolto, in cui sono stata aiutata da un gruppo di medici che a Padova si occupa da anni di Educazione Terapeutica del Malato. Ogni percorso di educazione nasce come un fenomeno spontaneo, ma se vogliamo diffonderlo ad altre realtà ed ad altri operatori dobbiamo comprenderne i punti di forza e cercare di renderli trasferibili. Questo è stato il lavoro che mi ha impegnato per 4 anni. Nel 2007 il lavoro è stato pubblicato su Medico e Bambino e sul BMC pediatrico.

A questo punto, ormai a 2 anni dalla pensione, mi è parso giusto provare a trasmettere ai colleghi la mia esperienza. Ho inviato varie comunicazioni ai congressi di pediatria. Per coloro che mi hanno chiesto di saperne di più ho organizzato un “Corso di Formazione sul Campo” accreditato ECM, che consisteva nel fare ambulatorio insieme per 4-6 giorni.

Nel frattempo in letteratura sono stati pubblicati molti autorevoli lavori sui danni del mettersi e/o mettere a dieta: aumento del BMI, peggioramento delle abitudini alimentari, riduzione del consumo di frutta e verdura, aumento del consumo di grassi, riduzione dell’attività fisica, comportamenti insani ed estremi per il controllo del peso, aumento dei Disturbi del Comportamento Alimentare e dei tentativi di suicidio, in particolare negli adolescenti (Eating Among Teens Project di Diane Neumark-Szainer). Così questo mio percorso, con o senza risultati sul peso corporeo (il BMI percentile fermo non è un insuccesso), mi pare l’unico praticabile, se non sussistono invece complicanze gravi, che inderogabilmente ci autorizzino a mettere a dieta.

Con questo corso ho formato una quindicina di professionisti e sono stata da loro formata: molti hanno adottato questa differente “postura” e anche i loro risultati sono stati buoni (Tanas R Medico e Bambino 2010). Nel 2008 ho formato 10 Pediatri di Famiglia di Napoli con un corso breve di 2 giorni e i risultati a distanza di 3 anni sono stati ottimi (Limauro R et al Medico e Bambino 2013). Da questa formazione ho imparato molto anch’io e ancora imparo.

Dal 2011, liberata dagli impegni ospedalieri, ho adottato questo corso breve sperimentato a Napoli e fatto formazione partecipata e creativa con centinaia di professionisti italiani: pediatri di famiglia e ospedalieri, dietisti, nutrizionisti e psicologi.

Nel 2013 la Giunta della Regione Emilia Romagna ha approvato un Modello di presa in cura del bambino sovrappeso e obeso in Rete integrata con l’Educazione Terapeutica che poggia fortemente sul lavoro del PLS formato. L’obesità è una malattia troppo insidiosa per combatterla da soli: la Rete fondata sulla collaborazione delle famiglie della scuola e poi in ambito assistenziale su 3 livelli, con una buona formazione, condivisione del linguaggio e del rispetto delle famiglie, accettazione dei piccoli risultati sono indispensabili. Io ho provato a farlo diventare un modello nazionale (Tanas R et al Area Pediatrica 2014 open access online).

Questo programma può essere riprodotto anche da te, nella tua sede di lavoro?

Altra cosa che vorrei realizzare è favorire la maturazioni di colleghi più giovani così da poter far loro raggiungere livelli superiori.

Se vuoi scrivere e inviami 2 righe su quanto hai pensato, meditando sul questo percorso, ti aspetto

Ti ringrazio fin da ora dei consigli e delle critiche.

Contattami