Se si mette a dieta il marito, dimagrisce anche la moglie. Randomized Controlled Trial Examining the Ripple Effect of a Nationally Available Weight Management Program on Untreated Spouses.

Gorin AA, Lenz EM, Cornelius T, Huedo-Medina T, Wojtanowski AC, Foster GD.

Obesity (Silver Spring). 2018 Feb 1. doi: 10.1002/oby.22098. [Epub ahead of print] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29388385

 

RIASSUNTO
OBIETTIVO: Per le coppie conviventi, quando un coniuge partecipa ad un trattamento di perdita di peso, il coniuge non trattato può sperimentare anche lui una perdita di peso. Questo studio ha esaminato questo effetto a catena in un programma di gestione del peso.
METODI: 130 coppie sono state randomizzate e indirizzate o alla cura Weight Watchers (WW; n = 65) o ad un gruppo di controllo autoguidato (n = 65) e valutate a 0, 3 e 6 mesi. I criteri di inclusione erano età ≥ 25 anni, BMI ≥ 25 kg / m2 di entrambi e nessuna controindicazione alla perdita di peso. I partecipanti in terapia  WW hanno ricevuto 6 mesi di accesso gratuito alle riunioni e agli strumenti online. I partecipanti del gruppo di controllo hanno ricevuto un consiglio alla perdita di peso e del materiale stampato su come ottenerlo. I loro coniugi non hanno ricevuto alcuna cura.
RISULTATI. I coniugi non trattati hanno perso peso a 3 mesi (WW = -1,5 ± 2,9 kg; SG = -1,1 ± 3,3 kg) e 6 mesi (WW = -2,2 ± 4,2 kg; SG = -1,9 ± 3,6 kg), le perdite di peso non differiscono nei 2 gruppi. Complessivamente, il 32,0% dei coniugi non trattati ha perso ≥ 3% del peso corporeo iniziale a 6 mesi. Il peso basale era significativamente correlato all’interno delle coppie (r = 0,26; P <0,01) così come le traiettorie di perdita di peso (r = 0,52; P <0,001).
CONCLUSIONI: Lo studio prova un effetto a catena del calo di peso in coniugi non trattati di persone seguite per eccesso ponderale sia con un approccio formale che autogestito. Questi dati suggeriscono che la perdita di peso può diffondersi all’interno delle coppie e che i programmi di cura disponibili hanno effetti di perdita di peso oltre l’individuo trattato anche negli altri familiari.

COMMENTO

Così come pare che il matrimonio faccia ingrassare, è anche vero che per le coppie sposate, quando un coniuge partecipa al trattamento per perdere peso, anche il coniuge non trattato può dimagrire, con un effetto a catena. Le linee guida AHA 2013 per la gestione del sovrappeso e dell’obesità negli adulti (Circ. 2014, 129: S102-S38) raccomandano una perdita di peso del 3% per ottenere benefici sulla salute. Complessivamente, il 32,0% dei coniugi non trattati ha perso ≥ 3% del peso corporeo iniziale in 6 mesi! Forse la magia dipende dal fatto che le persone sono più disposte alla gestione del peso quando hanno persone di sostegno intorno a loro, che si tratti di un loro coniuge, partner, familiare o anche amici e colleghi.

Questo effetto a catena potrebbe essere misurato anche nei bambini (figli), che sono meno indipendenti sia nell’acquisto che nella preparazione del cibo. Pensate con quale valore sulla salute della popolazione. 

Lo stigma sul peso influenza la costruzione dell’identità personale nell’adoelscente? The Identity Threat of Weight Stigma in Adolescents.

Hand WB, Robinson JC, Stewart MW, Zhang L, Hand SC. West J Nurs Res. 2017;39:991‐1007.

Abstract

Obesity remains a serious public health issue in adolescents, who may be subjected to weight stigma leading to increased stress and poor health outcomes.

Stigma can be detrimental to adolescents during self-identity formation. The purpose of this study was to examine weight stigma in adolescents in light of the Identity Threat Model of Stigma. A cross-sectional correlational design was used to examine the relationships among the variables of weight stigma, psychosocial stress, coping styles, disordered eating, and physical inactivity.

Regression modeling and path analysis were used to analyze the data. Over 90% of the sample had scores indicating weight stigma or antifat bias. Avoidant coping style and psychosocial stress predicted disordered eating. The strongest path in the model was from avoidant coping to disordered eating. The Identity Threat Model of Stigma partially explained adolescents’ weight stigma. Nursing practice implications are discussed.

Riassunto

L’obesità rimane un serio problema di salute pubblica soprattutto negli adolescenti sottoposti a stigma sul peso: lo stigma aumenta lo stress e peggiora la salute.

Scopo di questo studio è esaminare il ruolo dello stigma sul peso degli adolescenti sulla formazione dell’identità. Si è valutata la relazione fra stigma sul peso, stress psicosociale, stili di coping, disturbi del comportamento alimentare (DCA) e sedentarietà.

Oltre il 90% del campione aveva punteggi che indicavano stigma sul peso o sul grasso. Lo stile di coping evitante e lo stress psicosociale conseguenti allo stigma facevano prevedere digiuno e altri comportamenti alimentari disturbati. L’ipotesi che lo stigma sul peso comprometta la formazione dell’identità sociale negli adolescenti ha forti implicazioni sull’assistenza sanitaria scolastica.

Approfondimento

Significato e natura dello stigma del peso
Lo stigma del peso con stereotipi e pregiudizi negativi, rivolti all’adolescente in sovrappeso o obeso, si concretizza in prese in giro verbali, bullismo fisico, cyberbullismo ed esclusione sociale. Purtroppo, la fonte più frequente è la famiglia. Sebbene rischioso a qualsiasi età, lo stigma può essere particolarmente dannoso durante l’infanzia e l’adolescenza, momenti in cui si stabiliscano i rapporti sociali e il rifiuto dei pari influisce di più. Sugli effetti psicologici e fisiologici dello stigma del peso la letteratura è piuttosto scarsa, i primi studi suggeriscono che lo stigma eserciti effetti negativi a lungo termine. I bambini stigmatizzati frequentemente in età scolare hanno una peggiore condizione sociale ed emotiva. Lo stigma può anche associarsi a strategie nella gestione del peso inefficaci o dannose, come evitamento dell’attività fisica, modalità alimentari disturbate, aumento del consumo di cibi ricchi di grassi e zuccheri e maggiore stress. Già nella scuola primaria il mangiare in modo non salutare è un meccanismo di reazione allo stress. Lo stress cronico è associato allo sviluppo di disturbi alimentari negli adolescenti e negli adulti, ed è un fattore scatenante  episodi di abbuffate compulsive.

Poco sappiamo su come le persone affrontano lo stress provocato dallo stigma sul peso. Le reazioni vanno dal cercare di ridurre il peso corporeo al cambiare la propria percezioni dell’obesità. Gli stili di coping “emotivo” ed “evitante” sono collegati ad abbuffate, digiuni e Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) ed altri comportamenti non salutari come la preferenza per attività sedentarie. L’esercizio fisico oltre a avere effetti positivi sulla salute globale riduce lo stress e potrebbe aiutare ad uscire dal circolo vizioso: eccesso di peso – stress – eccesso di peso.

L’adolescenza dai 13 ai 20 anni è il tempo della costituzione dell’identità di ruolo. Gli effetti dello stigma nelle persone con eccesso ponderale sono mediati dalla consapevolezza di essere visti dagli altri con un’identità sociale diminuita o svalutata. Se tali effetti vengono interiorizzati, producono cambiamenti psicologici che generano paura. La paura di essere giudicati produce stress, nonché modifiche dei comportamenti in campo alimentare e motorio che possono influenzare negativamente salute, successo scolastico e autostima.

Lo studio riguarda 302 adolescenti (72% femmine e 76,5% di razza bianca) di 14-18 anni, di cui 63% normopeso, 3% sottopeso, 13% sovrappeso e 14% con obesità, sottoposti a test su stigma sul peso, stress percepito, comportamenti motori e alimentari. Solo il 49 % del campione si ritiene normopeso e solo il 40% non è impegnato a controllare il suo peso. Il 94% ha punteggi positivi per stigma sul peso, di questi il 41% risponde con strategie di evitamento cognitivo, cercando ricompense alternative, con rassegnazione o sofferenza emotiva. 95 ragazzi possono essere definiti con coping evitante e 20% affetti da DCA con frequente utilizzo del digiuno protratto oltre le 24 ore. Solo 1/3 rispetta le raccomandazioni sull’attività fisica di tre ore alla settimana.

Concludendo se fosse confermato che lo stigma sul peso minaccia la formazione dell’identità, potrebbero essere utili interventi per aiutare soprattutto i più giovani. Gli adolescenti preferiscono l’aiuto dei loro amici e compagni, ma accettano anche l’aiuto del personale scolastico, insegnanti e allenatori, e dei genitori, per difendersi dal bullismo. L’assistenza sanitaria scolastica potrebbe valutare lo stress percepito nei bilanci di salute e intervenire insegnando ai ragazzi strategie di coping focalizzate sulla risoluzione dei problemi piuttosto che sull’evitamento per prevenire i DCA.