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Ridurre i mediatori della flogosi con una sessione di esercizio moderato di 20 minuti. Inflammation and exercise: Inhibition of monocytic intracellular TNF production by acute exercise via β2-adrenergic activation.

Dimitrov S, Hulteng E, Hong S. Department of Psychiatry, University of California, San Diego, USA. Brain Behav Immun. 2017 Mar;61:60-68. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28011264

Abstract

Regular exercise is shown to exert anti-inflammatory effects, yet the effects of acute exercise on cellular inflammatory responses and its mechanisms remain unclear. We tested the hypothesis that sympathoadrenergic activation during a single bout of exercise has a suppressive effect on monocytic cytokine production mediated by β2 adrenergic receptors (AR). We investigated the effects of 20-min moderate (65-70% VO2 peak) exercise-induced catecholamine production on LPS-stimulated TNF production by monocytes in 47 healthy volunteers and determined AR subtypes involved. We also examined the effects of β-agonist isoproterenol and endogenous β- and α-agonists epinephrine and norepinephrine, and receptor-subtype-specific β- and α-antagonists on TNF production in a series of in vitro investigations. LPS-stimulated TNF production by peripheral blood monocytes was determined intracellularly by flow cytometry, using an intracellular protein transport inhibitor. Percent TNF-producing monocytes and per-cell TNF production with and without LPS was suppressed by exercise with moderate to large effects, which was reversed by a β2-AR antagonist in spite that plasma TNF levels did not change. This inhibitory response in TNF production by exercise was mirrored by β-AR agonists in an agonist-specific and dose-dependent manner in vitro: similar isoproterenol (EC50=2.1-4.7×10-10M) and epinephrine (EC50=4.4-10×10-10M) potency and higher norepinephrine concentrations (EC50=2.6-4.3×10-8M) needed for the effects. Importantly, epinephrine levels observed during acute exercise in vivo significantly inhibited TNF production in vitro. The inhibitory effect of the AR agonists was abolished by β2-, but not by β1– or α-AR blockers. We conclude that the downregulation of monocytic TNF production during acute exercise is mediated by elevated epinephrine levels through β2-ARs. Decreased inflammatory responses during acute exercise may protect against chronic conditions with low-grade inflammation.

Riassunto

È dimostrato che l’attività motoria regolare eserciti effetti anti-infiammatori, tuttavia rimangono poco chiari gli effetti di una singola sessione sulle risposte infiammatorie cellulari e i meccanismi intrinseci alla base di questo fenomeno. 47 volontari sani sono stati sottoposti ad una sessione di esercizio di 20 minuti (picco 65-70% VO2) su tapis-roulant a un livello di intensità moderato, adeguato alla loro forma fisica. Un prelievo di sangue prima e subito dopo ha dimostrato un effetto soppressivo dell’esercizio sulla produzione di citochine monocitiche, mediata dall’attivazione simpatico-adrenergica. La percentuale dei monociti produttori di TNF è diminuita del 5% e la produzione di TNF per cellula è risultata soppressa in maniera moderato-elevata.

La diminuzione delle risposte infiammatorie durante l’esercizio può avere effetti positivi su malattie croniche con infiammazione di basso grado!

 CONSIDERAZIONI Personali

La letteratura più recente sembra tutta volta a sottolineare gli effetti benefici dell’attività fisica e persino di ogni limitata sessione di esercizio, come 20 minuti di cammino al giorno o pochi minuti per ora di una giornata di lavoro sedentario, sul benessere bio-psico-sociale delle persone di ogni età, sia sane che portatrici di moltissime delle patologie che affliggono i nostri pazienti.

Questo articolo apre la strada ad una fine giustificazione biochimica ed invita tutti, e in primis i professionisti sanitari, a lasciarsi coinvolgere.

20 minuti di cammino al giorno sono un traguardo possibile per chiunque! Ma non può essere prescritto, occorre volerlo. Con le riflessioni da questo articolo apparentemente complesso possiamo aiutare i nostri pazienti a fare le scelte migliori e soprattutto possiamo fare noi da modello, così da ottenere i benefici con e prima di loro!

Il successo a lungo termine nella gestione di tutte le patologie ad andamento cronico, compresa l’obesità, è nello stile di vita, ma l’investimento in tal senso dei professionisti sanitari è minimo: si sentono poco ascoltati. Anche in studi sperimentali su volontari altamente motivati, che ricevono programmi di cura ben superiori a quelli normalmente fruibili in ambito clinico, il risultato finale riferito solo al BMI è spesso modesto e quindi trascurato e svilito. Questo può essere deludente e riduce le schiere di quanti per professione dedicano la loro vita alla promozione di stili di vita sani come “soluzione”, dimenticando che i vantaggi di uno stile di vita più sano e attivo vanno bel oltre il BMI, migliorando la qualità della vita. Tutti gli studi sono inficiati inoltre dalla difficoltà di trovare un gruppo di controllo davvero non trattato. Eppure molte malattie, come diabete, ipertensione, etc., sono fortemente dipendenti dallo “stile di vita”. Dieta ed esercizio fisico sono i pilastri importanti della loro gestione, pur se non sempre risolutori, avendo bisogno di associarsi ad altre tipologie di cure.

Ma il professionista sanitario è pronto a considerare l’attività motoria alla stregua di un farmaco con proprietà curative e a trasmettere questo messaggio al suo paziente? Se è vero che il self-management (alimentazione, esercizio fisico, assunzione di farmaci, controllo dei sintomi, riduzione dei rischi ambientali di complicanze e rispetto del follow-up) è il principio fondamentale della gestione delle malattie croniche, è anche sicuro che non dipende solo dalla responsabilità personale del paziente, ma potrebbe essere favorito dai professionisti sanitari con l’Educazione Empowering ed il sostegno continuo alla motivazione ed alla self-efficacy.

Rita Tanas